Come ben saprai l’uomo nella foto è Ernesto Rafael “Che” Guevara de la Serna, un leader rivoluzionario e una figura fondamentale della Rivoluzione Cubana.
Questa sua fotografia fu scattata da Alberto Diaz Gutiérrez il 5 marzo 1960, a L’Avana, Cuba.
Per realizzare la fotografia, utilizzò una Leica M2 con un obiettivo Elmarit 90 mm f 2.8, caricata con una pellicola in bianco e nero Kodak Plus-X da 125 ISO, e scattò ad una distanza tra gli otto a dieci metri.
Díaz era ormai meglio conosciuto come Korda, ma non era il suo nome di battaglia. Prima della rivoluzione, iniziata nel 1956, lui e il suo amico Luis Antonio Pierce avevano intitolato il loro studio Korda in onore di due registi ungheresi che ammiravano, il loro ambito lavorativo era la moda e la pubblicità, di conseguenza avevano un occhio molto allenato a cercare carisma e bellezza nelle immagini.
Nel 1959 Alberto Korda si convertì alla Rivoluzione Cubana e si trasformò in fotoreporter, divenne così il fotografo ufficiale di Fidel Castro, nonché fotografo per il giornale Revolucion.
Era l’inizio del secondo anno della Rivoluzione Cubana, il giorno 3 marzo 1960 il cargo francese La Coubre in arrivo dal Belgio attraccò nel porto dell’Avana.
Nella notte del 4 marzo, mentre venivano scaricate diverse tonnellate di munizioni, avvennero due esplosioni e fù il caos totale, il porto venne mezzo distrutto, le vittime furono un centinaio, e i feriti più di duecento.
Che cosa fosse successo nessuno aveva la risposta, ma il giorno dopo, il 5 marzo, il presidente Fidel Castro durante il servizio commemorativo al cimitero di Colón, dichiarò in un discorso infuocato che si trattava senza dubbio di un attentato per opera dagli Americani, fu in quel sabato che pronunciò per la prima volta il famoso slogan “Patria o morte”.
Erano presenti alla cerimonia oltre a Fidel Castro, i dignitari cubani, i filosofi Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir e anche l’allora trentunenne Ernesto Guevara, Korda fotografò tutti, ma in quello rullino scattò solo due immagini del Che, la numero 40 in orizzontale e la numero 41 in verticale.
Korda in seguito avrebbe ricordato: “Ai piedi di un podio decorato a lutto, ho tenuto d’occhio il mirino della mia vecchia macchina fotografica Leica. Mi stavo concentrando su Fidel e le persone intorno a lui. All’improvviso, il Che emerse sopra di me. Rimasi sorpreso dal suo sguardo. Per riflesso scattai due immagini.”
Non ebbe tempo per una una terza foto, visto che il Che fece un passo indietro e si mise in seconda fila, tutto successe in mezzo minuto.
Korda disse dell’immagine orizzontale: “Questa fotografia non è il prodotto della conoscenza o della tecnica, è stata davvero una coincidenza, pura fortuna”.
Se questa fosse stata una sessione fotografica, non avrebbe potuto chiedere di più, Il punto di vista basso da sotto il palco, le spalle in una direzione, la faccia in un’altra, e quegli occhi in un’espressione triste, ma forte e ribelle, che guardavano in alto come in una lontana visione del futuro, la barba ispida, giacca con la zip al mento, capelli lunghi e spettinati, mascella tesa e berretto con un’inclinazione perfetta.
Nonostante la bellezza nessuna delle due immagini attirò l’attenzione della redazione del giornale Revolution. Per la pubblicazione vennero usati altri scatti, Castro era al centro dell’interesse e avrebbe occupato la copertina il giorno successivo.
Credendo che l’immagine orizzontale fosse veramente potente, Korda ne realizzò una versione ritagliata, la ingrandì, l’appese al muro accanto a un ritratto del poeta Pablo Neruda e ne regalò diverse copie ad amici.
La fotografia fu pubblicata per la prima volta il 16 aprile 1961, pubblicizzando una conferenza durante la quale l’oratore principale era il “Dr. Ernesto ‘Che’ Guevara”, la conferenza venne però interrotta dall’invasione di 1.300 controrivoluzionari, supportati dalla CIA, che presero d’assalto le spiagge di Cuba, questa operazione divenne nota come la fallita invasione della Baia dei Porci.
L’immagine poi rimase relativamente sconosciuta per altri sette anni.
Nel 1967, il Che fu assassinato in Bolivia e diventò, istantaneamente, il martire della rivoluzione e quell’immagine iniziò un percorso che la fece diventare un’icona assoluta.
José Gómez Fresquet, celebre disegnatore e grafico cubano, ricorda come, all’udire della notizia della morte di Guevara, lavorò tutta la notte per realizzare il poster partendo dall’immagine di Korda che venne successivamente ingrandita e drappeggiata lungo l’edificio di cinque piani del Ministero degli Interni nella Plaza de la Revolución a L’Avana.
L’immagine fece da sfondo all’elogio funebre di Fidel Castro davanti a una folla di oltre un milione di persone.
Da allora l’edificio ha visto molte versioni dell’immagine, che oggi si è trasformata in un contorno permanente in acciaio, sempre ispirato alla stessa fotografia.
Alcuni mesi prima della morte del Che, l’editore Giangiacomo Feltrinelli si recò a Cuba dove incontrò Korda, Il fotografo ripescò dal suo archivio quel vecchio ritratto e ne regalò due copie 20×25 cm al “Compagno italiano amico della rivoluzione” senza richiedere alcun compenso.
Rientrato in Italia, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla lotta che si stava conducendo in America Latina, Feltrinelli fece stampare migliaia di manifesti con la faccia di Guevara tappezzando i muri di Milano, vendette anche un milione di copie di quel poster e non pagò nemmeno un centesimo a Korda che, tra l’altro, non avrebbe accettato quel denaro.
Intanto il Paris Match fece un’articolo nel numero di agosto del 1967 intitolato “Les Guerrilleros”, la rivista con la sua ampia diffusione fù considerata uno dei veicoli principali della distribuzione dell’immagine in occidente.
In un secondo tempo nel 1968, dopo la morte di Guevara, Fidel Castro consegnò a Feltrinelli una copia del diario del Che dalla giungla boliviana, l’editore pubblicò anche quello, con l’immagine non firmata di Korda sulla copertina.
In seguito venne anche fatta una versione stilizzata da Jim Fitzpatrick, usata durante le rivolte studentesche di Parigi del maggio 1968.
Fitzpatrick dichiarò: ”Quando fù assassinato, decisi che volevo fare qualcosa e così creai il poster, sentii che questa immagine doveva uscire, altrimenti non sarebbe stato commemorato e sarebbe finito dove vanno gli eroi, che di solito finiscono sempre nell’anonimato.”
Nel novembre 2008, Fitzpatrick annunciò che avrebbe firmato il copyright della sua immagine per l’ospedale di cardiologia pediatrica William Soler a L’Avana. Nell’annunciare la sua ragione per garantire che tutti i futuri proventi andassero all’ospedale pediatrico, Fitzpatrick dichiarò che “Cuba forma i medici e li manda in tutto il mondo … voglio che il loro sistema medico ne tragga beneficio”.
L’immagine stilizzata di Che Guevara è comunemente accompagnata da diversi simboli che aggiungono contesto al suo significato, i più comuni sono la stella rossa, la falce e il martello, la bandiera Cubana, e la dichiarazione in spagnolo “Hasta la Victoria Siempre”, frase che rappresenta l’impegno di non arrendersi mai all’eventuale trionfo di una rivoluzione mondiale marxista e la convinzione che questa vittoria, una volta avvenuta, sarà eterna.
Alberto Korda non chiese mai il pagamento della sua foto, egli pensava che questa rappresentasse i suoi ideali rivoluzionari, e quindi più la sua immagine si diffondeva e maggiore era la possibilità che anche gli ideali si diffondessero.
Non voleva la commercializzazione dell’immagine poichè credeva che Guevara non avrebbe voluto, e ne avrebbe denigrato hai posteri la reputazione, questa convinzione fu mostrata per la prima volta nel 2000, in risposta alla compagnia della vodka Smirnoff che usò la sua foto in una pubblicità, Korda sostenendo i suoi diritti morali citò in giudizio l’agenzia di pubblicità Lowe Lintas e Rex Features, società che fornì la fotografia. Lintas e Rex affermarono che l’immagine fosse di dominio pubblico, il risultato finale fù un accordo di 50.000 dollari, soldi che Korda donò al sistema sanitario cubano, affermando “Se il Che fosse ancora vivo, avrebbe fatto lo stesso.”
Lo storico cubano Edmundo Desnoes affermò che “l’immagine del Che può essere messa da parte, comprata e venduta e divinizzata, ma formerà sempre una parte del sistema universale della lotta rivoluzionaria e potrà recuperare il suo significato originale in qualsiasi momento”.
Il Maryland Institute College of Art ha definito l’immagine un simbolo del 20° secolo e la fotografia più famosa del mondo.
il Victoria and Albert Museum sostiene che questa fotografia sia stata riprodotta più di ogni altra.
Jonathan Green, direttore del California Museum of Photography, ha ipotizzato che “l’immagine di Korda sia diventata come un simbolo alfanumerico, un geroglifico, un simbolo istantaneo, un’icona che riappare ogni volta che c’è un conflitto alla base di una possibile rivolta.”
Versioni di esso sono state dipinte, stampate, digitalizzate, ricamate, tatuate, serigrafate, scolpite o disegnate in tutto il mondo su quasi ogni superficie immaginabile…
Il Guerrillero Heroico ora è ormai un’icona e viene considerata come una delle migliori foto di tutti i tempi.